NiusLatter #29 Sei

Partire è un po’ morire oppure è rinascere? O sono la stessa cosa?
Così ho lasciato Firenze a luglio, il primo.
Ero felice, ignara, stanca.
Lasciatemi sola.
Il mister chiama il tempo facendo la T con le mani. Si rifiata. Le ragazze si radunano intorno a lui, ci sono anch’io. ‘Va buttata dentro quella palla.’ È arrabbiato, urla , cerca di darci energia e possibilità.
Chiudo gli occhi e vedo un fascio di luce.
Per rinascere nuovo si deve passare dalla cervice uterina.
Sono sudata, sporca di sangue e fango.
Ma non rinuncio al savoir-faire.
Quando sei all’inferno la luce la devi trovare fuori perché dentro è buio ma solo se la trovi dentro funziona.
Silenzio
Isole da cartolina e sogni
Il vuoto avanza
Mangia e corrode i tendini che portano la spesa. Il prosciutto è leggero ma è sempre carne: carne di coscia.
Chi ha la venere in sagittario ha cosce forti e belle.
Le gambe.
Le mie.
Le vostre.
Il muscolo del bicipite si stende e vorrei solo slegare la mente dalla resistenza operaia.
Non muori non muori non muori se guardi la luna.
Urlo
La strada è polverosa.
I cani hanno deciso di iniziare ad accoppiarsi proprio mentre passo.
Li guardo
Sono la maitresse dell’amore.
Ho due Lagotti, un cirneco dell’Etna e tre pastori abruzzesi.
Giro porno di cani
Mentre rinuncio alla passione.
Se Cristo mi passa la croce la porto per un po’.
Ma
vorrei dei video e una voce fuori campo:
Forte, vigorosa, dissoluta.
Che con calma spiega alla mia coscia come accavallarsi.
Per tenere duro l’entusiasmo
Come a Napoli davanti al Vesuvio.
Come la luce stroboscopica che illumina i miei punti neri.
Scoppiali pian piano
Uscirà poesia e tormento
Non so portare le camice senza il bottone sulla pancia.
Non so guidare a occhi chiusi ne a destra.
Sono unica e so di zucchero filato.
Nel letto dormo al centro per cercare sogni.
Vedo un uomo
È alto
La sua voce riecheggia nel nulla.
Torna
E ritorna
Sul suo pensiero.
C’è emozione
E sentimento.
C’è paura e felicità
La vita percorre molti giri
Frusta con corde nepalesi e accarezza con petali di frangipane.

Raccolgo i miei cocci
Le speranze, le scarpe di ballo di qualcun’altro e una pentola di alluminio.
Non ho entusiasmo ne rarità.
Infilo le scarpe senza allacciarle.
Le guardo.
Sono sopravvissuta a me stessa.
Ai miei pensieri.
Ai miei non sensi.
Taglio il nastro e lancio orsi di peluche.
La mia faccia imbronciata
Come da bambina
Sono ancora lì
Camminando per Bali
In in unica strada stretta
È stata dura
Il paradiso può essere un inferno

Sipario

Giovedì racconto il mio viaggio Katmandu Bali a hangar dalle 2130
Venite ad ascoltare e a vedere! Vi invito ❤️