NiusLatter #26 Ode

Lo smalto sale sulle unghie concentrandosi tutto sulla punta, fino a scomparire.
Rosso Singapore.
Rosso Labile.
Rosso Passeggero.
Un mix tra Valentino e Gucci.
Quello dei rossetti.
Quello dell’amore.
Lo vedo andar via, tutto si svolge lentamente come un rituale da tè, il suo zaino, la sua giacca, l’incedere a ritmo di volontà.
Distrae.
Mentre qualcuno parla e ridono tutti e la stanza è leggera e effimera.
Mi bacia sulla guancia. Un ultimo sguardo.
Forse era un sogno.
Aspetto.
Mi ricorda che non sono stata sempre qui.
Sento una voce ma è la mia.
Lei cammina nel viale, in una mano qualche frutto nell’altra la borsa.
Nel suo incedere c’è quel che rimane sospeso.
La guardo mentre va.
Il tempo non è uguale.
Dovrebbe avere nomi differenti.
Per farci comprendere meglio.
Lei danza, mentre le cade una fragola, ride e si avvia verso l’uscita.
Piccoli specchi a mosaico rifrangono immagini vere dividendo il nostro sguardo lineare. Rendendolo frammentato.
Se il tempo non è lineare come è?
C’è un passato in cui noi viviamo, un presente troppo breve per sentirlo qui e ora, un futuro che non sappiamo come leggere.
‘Il tempo di un bacio non è paragonabile al tempo per andare in ufficio. Il tempo in cui aspetto un tuo messaggio è diverso dal tempo di una doccia.’(cit)
Siedo su questa panchina ortogonale, vento e silenzio,
quei giorni d’estate all’ombra,
il vento che sposta i capelli facendoci percepire un movimento sul nostro corpo, confuso, caotico, vicino al sole
ma
necessario.
La tua paura, si. La mia sicurezza.
La tua sicurezza, si. la mia paura.
Oscillo.
Cerco la mia giacca lamè e sotto una croce antica prego gli dei che piova.
Per bagnare la nostra terra.
Per lavarmi l’odore di bestia che porto addosso.
Saprò di borotalco e muschio bianco.
Forse di incenso.
Sarò mistica.
Non venderò le mie mutande a giapponesi perversi.
Nè le mie camice a chi vuole annusare.
Ma scriverò parole isolate.
Perché dall’altra parte qualcuno le prenda e le tiri a sè per farci una collana di lampadine da indossare a feste rionali.
Centootto grani per arrivare a dio.
Due bicchieri rigati per sentire profumo di circolino.
Il senso della vita è come un fiore.
I cani stanchi di annusare si placano.
Il vento finisce.
Anche i tuoni si spostano altrove.
Rimango qui su sassolini bianchi, aspettando.
La mia paura non è mia.
La tua sicurezza nemmeno.
S.